Berti: “Li invitiamo a venire presso i patronati UIL, per consentirci di quantificare il fenomeno”

“Stigmatizziamo l’attuale situazione e invitiamo tutti i lavoratori interessati a farsi vivi presso i nostri patronati e le nostre categorie per riferirci la loro situazione. Vogliamo quantificare in modo quanto più preciso possibile il fenomeno, in modo da fare un’azione decisa nei confronti del governo per una modifica di questa situazione”. Lo hanno sottolineato venerdì durante il consiglio regionale della Uil, Michele Berti, responsabile del Dipartimento internazionale, e Matteo Zorn, segretario generale Uil del Friuli Venezia Giulia.

L’esclusione dei lavoratori frontalieri dalla misura dell’assegno unico universale entrata in vigore il primo marzo, ricapitola Berti, di fatto interessa in particolare il Friuli Venezia Giulia, unica regione italiana a ospitare un consistente flusso di lavoratori frontalieri in entrata. E’ determinata dai requisiti per accedere alla misura: il primo non aggirabile, ovvero la residenza e il domicilio in Italia; il secondo, il pagamento dell’Irpef in Italia. Le casistiche sono varie, ma in generale quelli impiegati in Italia e residenti in Austria, che in virtù dell’accordo sulla doppia imposizione tra i due paesi pagano le tasse nel paese di residenza hanno un doppio impedimento. Molto più numerosi invece sono i casi dei lavoratori frontalieri che vengono da Slovenia e Croazia, che invece pagano l’Irpef in Italia: loro sono esclusi perché non residenti. A questo si aggiunge la necessità di presentare l’Isee per determinare l’entità del contributo, che però possono fare solo i residenti nel nostro paese, altrimenti si ottiene solo l’importo minimo.

“La Uil ha sollecitato per tempo le opportune modifiche nel dialogo col governo, sin dalla scorsa estate e fino a fine dicembre, quando è stata approvata questa misura – continua il sindacalista –, facendo presente che il testo escludeva i lavoratori frontalieri. Ma il governo non è sembrato disponibile a comprendere la specifica situazione che riguarda il mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia. L’impegno della Uil è quindi tornare all’assalto, cifre alla mano su lavoratori esclusi e sulla diminuzione del loro reddito, per andare a modificare il testo, anche perché confligge con le norme comunitarie, il che significa che l’Italia rischia anche una procedura di infrazione”.

Secondo le stime della Uil del Friuli Venezia Giulia, sono almeno 10mila i lavoratori frontalieri che entrano da Slovenia e Croazia, e di questi circa il 10% sono titolari di un rapporto di lavoro regolare. Questi ultimi sono soprattutto cittadini italiani che hanno preso casa oltre confine, dove hanno trasferito la propria residenza.

“Una discriminazione di questo tipo, come l’esclusione dal beneficio dell’assegno unico e universale, infine, non incoraggia i lavoratori frontalieri dall’emersione dal sommerso, principale caratteristica inaccettabile del lavoro frontaliero in Friuli Venezia Giulia’”, conclude Berti.