“La lettera della Direzione centrale non boccia alcun atto, tanto meno quello di Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi), che tra le altre cose era anche stato approvato dall’assemblea dei sindaci. Le critiche sollevate sono strumentali e cavalcano solo la riduzione dei distretti da 4 a 2 senza portare alcuna reale motivazione alla presunta riduzione dei servizi per la popolazione. La qualità dei servizi non dipende infatti dai numeri dei primari, ma dall’organizzazione aziendale e dai meccanismi operativi che determinano l’erogazione dell’assistenza distrettuale dei livelli di assistenza, così come previsto dalla normativa nazionale e dalle disposizioni regionali del 2021”. Lo sottolineano il segretario regionale confederale UIL FVG e Matteo Zorn e il segretario regionale UIL FPL, Stefano Bressan, intervenendo sullo stallo degli atti aziendali di Asugi e Asufc.

“È del tutto fantasioso ricondurre il venir meno della qualità dei servizi con la riduzione dei Distretti. Si pone invece, come richiesto dalle Regioni italiane al governo, il problema delle risorse visto che sono stati richiesti ulteriori 4 miliardi di integrazione al fondo sanitario per la regione Friuli Venezia Giulia che si autofinanzia la spesa. E’ forse questo il vero problema, cioè come farsi riconoscere questi importi visto che anche nella regione la pandemia ha aumentato i costi e la crisi derivante dalla guerra sta riducendo le entrate da cui si ricavano le risorse da destinare alla sanità e all’integrazione sociosanitaria. E’ questo il vero problema, non altri. Altrimenti si strumentalizzano situazioni personali legate a posizioni apicali che ben poco hanno a che fare con i lavoratori e la qualità dei servizi; altrimenti si finisce con il vecchio detto secondo cui si indica la Luna e lo stolto guarda il dito”.

“Pur capendo le diversità che ogni territorio presenta, sull’atto aziendale di Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc) abbiamo qualche perplessità in più: dalla mancata presentazione in via preventiva, al mancato incontro con le organizzazioni sindacali, ai dubbi sulla sostenibilità economica. E riguardo a qualche dipartimento troppo esteso, quale quello medico, e il perdurare della frammentazione del dipartimento di diagnostica per immagini”.