Sicurezza sul lavoro. È il tema con cui il segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia, Matteo Zorn, ha aperto il suo intervento dal palco del 18° Congresso nazionale UIL, in corso alla Fiera di Bologna. E’ proprio su questo tema a la UIL del Friuli Venezia Giulia porta l’esempio di un efficace confronto tra Istituzione e le organizzazioni datoriali, con cui sono stati sottoscritti protocolli per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, pur in un contesto non facile della pandemia, della guerra in Europa e della crisi economica, che dividono e disorientano il tessuto sociale.

Tuttavia la UIL del Friuli Venezia Giulia insiste perché molto di più sia fatto contro le morti sul lavoro, che non sono un tema di relazioni sindacali, bensì riguardano la società, la politica, il governo che devono assumersi le proprie responsabilità. L’impegno deve essere indirizzato, suggerisce Zorn, verso una vera cultura della prevenzione, gli Rls-Rlst in ogni azienda, una contrattazione anche su orari, turni e organizzazioni del lavoro.

Tra le grandi criticità del territorio che Zorn ha portato alla platea nazionale, la vertenza Wartsila, un caso di delocalizzazione sull’onda lunga delle politiche liberiste degli anni passati. Dopo aver attinto a ingenti finanziamenti pubblici, spiega il segretario regionale, Wartsila ha manifestato la volontà di smantellare la produzione a Trieste, con un impatto occupazionale devastante. Ma la strada intrapresa dall’azienda deve fare i conti con la lotta dei metalmeccanici cui la UIL ha dato una risposta fondamentale.

Zorn evidenza poi la necessità di concentrare gli sforzi sul rinnovo dei contratti nazionali e far crescere i redditi, essendo il tema salariale centrale, nel pubblico e nel privato, a causa della forte crescita dell’inflazione. Mai in come in questo momento, sottolinea, è evidente la mancanza di un condiviso e adeguato accordo di sistema di contrattazione. L’appello è quindi alle associazioni datoriali, per evitare la recrudescenza delle tensioni sociali, e alla politica perché dia prova nuovamente, come nel 1993 con il Protocollo Ciampi, di impegno e valorizzazione del lavoro e della contrattazione collettiva.

Un’altro lavoro necessario è quello dello sfoltimento della ‘giungla contrattuale’ che vede al giugno 2022 ben 942 contratti collettivi nel settore privato depositati al Cnel, che riguardano 13 milioni di occupati, di cui solo 224 sono quelli firmati da Cgil, Cisl e Uil, i quali invece danno reali tutele e garanzie alla stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori in tutti i settori. Si tratta insomma di ‘dumping contrattuale’ ad opera di organizzazioni datoriali o sindacali del tutto minoritarie o addirittura sedicenti. Per non dimenticare poi i casi in cui non viene applicato il contratto collettivo, perché il lavoro è irregolare, o perché si tratta di falsi contratti di collaborazione o di lavoro autonomo.

Alla politica si chiede quindi di supportare il sistema di regolazione e rivelazione della rappresentanza, per individuare i contratti di riferimento per i minimi retributivi e contributivi, conclude Zorn.