La Ces, la Confederazione europea dei sindacati, non sosterrà il nuovo Trattato in tema di stabilità, coordinamento e governance nell’Unione economica e monetaria. E si prepara allo sciopero generale.

La giornata di mobilitazione europea è stata proclamata per il 29 febbraio.

Per questo Anna Rea, Segretaria Confederale Uil che ha preso parte a Bruxelles al direttivo CES del 25 gennaio in rappresentanza anche di Cgil e Cisl, ha già invitato le altre sigle sindacali ad un incontro per definire le modalità di mobilitazione italiana. Nel frattempo la UIL ha già inviato una copia della dichiarazione approvata dal direttivo CES al Presidente del Consiglio e al Ministro per gli Affari Europei, chiedendo l’apertura di un confronto.

I sindacati europei deplorano le modalità dei negoziati, semi-segreti, che hanno portato a vagliare l’accordo internazionale per rafforzare la disciplina di bilancio. “La CES deplora questo processo non democratico e le conseguenze, altrettanto non democratiche, a livello nazionale. I Capi di Stato e di governo dell’UE sbagliano nel credere che un nuovo trattato, senza un connesso  approfondimento della democrazia a livello dell’UE – tra cui un opportuno coinvolgimento delle parti sociali – né nuovi impegni specifici su Euroobbligazioni e tasse sulle transazioni finanziarie, possa ripristinare la crescita e risolvere la crisi dei debiti sovrani”, si legge nel documento.

Al di là delle questioni di metodo, la CES discute anche il merito dei contenuti del Trattato. “Sebbene siamo a favore di norme comuni e governance economica, non possiamo sostenere queste norme – prosegue la dichiarazione del direttivo -. Siamo convinti che la proposta a noi presentata indebolirà l’Europa sociale, piuttosto che rafforzarla. Il nuovo Trattato minerà il sostegno della popolazione nei confronti dell’integrazione europea, soffocherà la crescita ed aumenterà la disoccupazione”.

I sindacati sono convinti che senza investimenti sostenibili per la crescita, le misure di austerità non porteranno alla soluzione della crisi dell’Euro e dell’occupazione e non rassicureranno neppure i mercati finanziaria. Inserire nelle Costituzioni o legislazioni nazionali la necessità di una rigida adesione a norme in tema di disavanzo pubblico non farà altro che aggravare la crisi attuale. Mentre invece il ritorno all’equilibrio dei conti pubblici richiede un approccio a lungo termine.

“La necessità di governance economica – denuncia la Ces, opponendosi agli attacchi – viene utilizzata come mezzo per limitare i meccanismi e gli esiti negoziali, per attaccare i sistemi di relazioni industriali ed imporre pressioni al ribasso sui livelli salariali fissati con la contrattazione collettiva, nonché per indebolire la tutela sociale ed il diritto di sciopero e privatizzare i servizi pubblici”.  Il nuovo Trattato, secondo la CES, “costringerà gli Stati membri a perseguire dannose politiche di bilancio pro-cicliche, dando priorità assoluta alla rigide regole economiche in un momento in cui la maggior parte delle economie è ancora debole e la disoccupazione è a livelli intollerabilmente elevati. Produrrà pressioni al ribasso sui salari e sulle condizioni di lavoro, controllo e sanzioni. I governi che non rispettano il patto di bilancio saranno portati dinanzi alla Corte di giustizia europea, che potrà imporre sanzioni”.

L’unica ricetta, perché l’integrazione abbia successo, è quella di ingenerare un processo positivo che crei progresso sociale, maggiore e migliore occupazione, come da sempre la CES chiede, attraverso l’adozione di un Protocollo sociale da inserire nei Trattati.

Il sindacato chiede un mandato più chiaro perla BCE(così da renderla in grado di promuovere la stabilità dei prezzi con la piena occupazione), una parziale condivisione del debito tramite le euroobbligazioni, una clausola di salvaguardia dei salari nel rispetto dell’autonomia delle parti sociali nella contrattazione collettiva e disposizioni per salvaguardare la crescita.