Dopo una “pandemia che ha messo in ginocchio l’economia e la produzione, l’occupazione e ha minato anche rapporti tra le persone, mettendo a rischio la stessa coesione sociale”, da cui forse siamo usciti fuori “grazie alla medicina e alla ricerca”, un’altra tragedia è arrivata a colpire tutti, “l’invasione da parte della Russia di un paese libero e sovrano come l’Ucraina”. E il grave pericolo che incombe sull’Italia sottolineato dalla segretaria confederale nazionale della UIL, Ivana Veronese, dal palco di piazza Unità di Trieste a conclusione del corteo sindacale del Primo Maggio.

Una piazza tesa e divisa, in cui Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito il comune impegno per “lavoro per la pace”, così come la Uil ribadisce, per voce di Veronese, come la resistenza del popolo ucraino all’invasione viene fatta per il loro futuro, il loro Paese, la loro libertà, “ma anche per la nostra”. E per questo “non possiamo davanti all’aggressione e alla resistenza in corso girarci dall’altra parte, né possiamo assumere posizioni neutrali; ne va della dignità anche del nostro popolo.

Ricordando le numerose persone che scappano dalle guerre in tutto il mondo, e le loro tragedie nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa per poter costruire una vita pacifica, giusta e dignitosa, la segretaria, ha evidenziato tre grandi obiettivi della Uil sul lavoro.

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Il primo è rendere il lavoro sicuro dal punto di vista della dignità e della sicurezza sociale tradotto nel rinnovo dei contratti, “tutti i contratti nazionali di lavoro, quelli veri, non quelli farlocchi impostati da fantomatiche organizzazioni datoriali e sindacali che puntano solamente ad abbassare i diritti”.

Il secondo obiettivo è la lotta alla precarietà “perché questa significa incertezza, impossibilità di programmare una vita, farsi una famiglia, acquistare una casa con un mutuo”, aggiunge Veronese evidenziando come si è troppo abusato dai contratti a termine, “e quella flessibilità che poteva essere la risposta ad un andamento altalenante del mondo del lavoro, è invece diventato un modo per liberarsi più facilmente dei lavoratori più costosi, più consapevoli e battaglieri”.

Il terzo impegno è quello che va nella direzione della salute e della sicurezza sul lavoro. “Muoiono sul lavoro soprattutto i lavoratori su con l’età e i lavoratori e le lavoratrici da poco entrati nel mondo produttivo. Muoiono gli immigrati supersfruttati; muoiono le giovani ragazze che qualcuno ha deciso di far lavorare davanti a macchine togliendo i sistemi di sicurezza”. La Uil chiede quindi più controlli, più ispettori e “maggior senso di responsabilità da parte dei datori di lavoro, e anche maggiore consapevolezza da parte di lavoratrici e lavoratori”.