Gli occupati in Italia nel 2023 sono cresciuti di 449mila lavoratori rispetto al 2022. Un aumento per l’88,9% dovuto a persone over 50; aumentano anche i giovani nelle fasce d’età 15-24 (+9,8%) e 25-34 (+22%); calano invece gli occupati nella fascia 35-49 (-20,7%). E’ quanto emerge dal report di febbraio 2024 della UIL, ‘Il mercato del lavoro in Italia’, elaborato su dati Istat, ministero del Lavoro; Inps ed Eurostat.

Il primo caveat è la definizione Istat dell’occupato: persona che ha lavorato almeno un’ora nella settimana dell’intervista, a prescindere dal contratto, includendo anche coadiuvanti familiari non retribuiti. Risultano nel 2023 quindi 23 milioni 561mila occupati in Italia, la maggioranza a tempo indeterminato (15 milioni 566mila, +486mila rispetto al 2022), seguiti da autonomi (5 milioni 27mila, +45mila), e lavoratori a tempo determinato in discesa (2 milioni 968mila, -83mila).

Analizzando tuttavia l’attivazione di nuovi rapporti di lavoro nei primi tre trimestri 2023 rispetto all’anno precedente, si nota l’aumento dell’incidenza dei contratti a tempo determinato (da 68,4 a 68,9%), delle collaborazioni e ‘altro’ (da 13,1 a 13,4%), mentre scende l’incidenza dei nuovi contratti a tempo indeterminato (da 15,2 a 14,5%) e di apprendistato (da 3,3 a 3,2%). Cosa corroborata anche dalle cessazioni, che per il 36% riguarda i rapporti fino a 30 giorni e per altri 30% i rapporti da 91 a un anno.

Nel contesto di maggiore temporalità si riduce del 18,1% annuo anche il gap occupazionale tra uomini (71%, +242mila) e donne (52,8%, +206mila), con queste ultime che rappresentano il 74,1% (+0,8% rispetto al 2022) dei rapporti di lavoro part-time. Una posizione di svantaggio per le donne registrato dall’Eurostat, che posiziona l’Italia all’ultimo posto per occupazione femminile, con un gap retributivo nel settore privato del -30,2% (anno 2022) rispetto agli uomini. La precarietà riguarda anche i giovani (15-34 anni): su circa 3 milioni di occupati, il 51,9% sono rapporti a tempo determinato; alti 2,2 milioni di giovani sono ‘Neet’ (non studiano, non lavorano né cercano lavoro), di cui 58,4% sono donne.

Collocati i dati nel contesto dell’Unione europea, ne esce un’immagine scoraggiante per l’Italia: ultima per tasso di occupazione 20-64 anni (66,1%, contro 75,3% media Ue); ultima per occupazione femminile 20-64 (56,4%, contro 70,2% Ue); ultima per occupazione giovanile 15-29 (34%, contro 49,6% Ue); terzultima per i Neet 15-29 (16%, rispetto 11,2% media europea).

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