Gruarin: “Si riconoscano i contributi per il ‘lavoro invisibile’ di cura domiciliare dei familiari fragili”

“Siamo soddisfatti dell’incontro di ieri con il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, in merito alle finalità e ai contenuti presenti sia nel Piano fragilità 2021-23 sia sulle linee di indirizzo per la domiciliarità comunitaria; sono state anche presentate alcune slides sulla riqualificazione e sull’accreditamento delle residenze per anziani che elencano principi condivisibili che andrebbero però approfonditi . Alla Regione ribadiamo la nostra disponibilità sia per una analisi critica, sia per avanzare delle proposte costruttive, perché tra tutti i soggetti coinvolti -imprese sociali, Terzo settore, volontariato- non viene considerato il contributo che deriverebbe da un maggiore coinvolgimento delle parti sociali, in particolare i sindacati dei pensionati, che agiscono nel territorio e hanno il polso della situazione”. Lo sottolinea Magda Gruarin, segretaria regionale di Uil Pensionati e componente della segreteria regionale Uil con delega al Welfare, all’indomani dell’incontro con il vicegovernatore. Incontro atteso da tempo, spiega, alla fine arrivato, nel quale “è stato presentato un lavoro sul versante del sociale ‘sostanzioso’, e devo dire che l’equipe impegnata in questo settore con Riccardi, ha lavorato tanto e bene”.

Tra le proposte della Uil sul Piano delle fragilità, “la valorizzazione delle competenze delle comunità a cominciare dalle famiglie – spiega Gruarin –. Si tratta di riuscire a trovare una forma di retribuzione per tutto quel ‘lavoro invisibile’ di cura e assistenza fatto in silenzio, soprattutto da donne, che avviene all’interno della famiglia verso familiari fragili, disabili o anziani”. Il Friuli Venezia Giulia, a differenza delle altre regioni, evidenzia Gruarin, investe molto sul sociale con il Fap e tanti altri servizi. “Si tratta di un lavoro familiare che va riconosciuto, con una formula da trovare, visto che simili progetti sono inclusi anche nel Pnrr. Si potrebbe iniziare con una valorizzazione ai fini contributivi, con riconoscimento ai fini pensionistici, che non è cosa da poco se si considera che tante donne hanno dovuto rinunciare al lavoro per badare ai fragili, che possono essere anziani, ma spesso purtroppo sono anche minori”.

A quest’ultimo tema si lega un’altra proposta della Uil, continua la segretaria, “il bilanciamento tra trasferimenti monetari e i servizi erogati. Troppo spesso infatti capita che il bisogno di servizi sociali domiciliare si ‘risolva’ in un contributo economico. Invece se si investisse più in servizi, il giro di contributi sarebbe meno rilevante. In definitiva – conclude Gruarin – diciamo ‘non dateci soldi; dateci più servizi’”.

Trieste, 15 feb 2022