BRESSAN-ZORN: MANCANO 3 MILIONI ANCHE A UDINE; SERVONO ASSUNZIONI IN DEROGA

“L’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia sull’adeguamento delle risorse aggiuntive regionali tra le Aziende sanitarie della regione è stato profondamente sbagliato, oltretutto è stato fatto senza alcun confronto sindacale. Adesso, queste risorse vanno di volta in volta reperite nel bilancio regionale, come avverrà nell’assestamento quest’estate. Con il risultato che le risorse stanziate saranno disponibili appena a settembre, il che significa che, per la prima volta in 20 anni, si rende impossibile programmare i progetti per il personale, ovvero la copertura degli obiettivi da raggiungere o con impegni orari o qualitativi”.

E’ la denuncia congiunta del segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia, Matteo Zorn, e del segretario generale UIL-FPL, Stefano Bressan, alla luce degli effetti della manovra sulle Rar che ha colpito soprattutto i dipendenti del comparto in Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina e all’ospedale Irccs Burlo di Trieste, ma anche la dirigenza medica dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale.

“A Udine mancano 3 milioni di euro – rivela Bressan –. Noi confidiamo che anche per la dirigenza medica dell’Asufc in assestamento di bilancio vengano stanziate queste risorse. Diversamente sarà impossibile arginare la fuga del personale della nostra sanità pubblica verso il privato”.

Per quanto riguarda le liste d’attesa, in Friuli Venezia Giulia qualche azienda ha avuto un lieve peggioramento nella garanzia dei tempi delle prestazioni rispetto al 2023 (Asugi e Burlo nella priorità ‘breve’), ma nel complesso vi è un miglioramento, osservano Zorn e Bressan. Non certo per la legge contro le liste d’attesa a livello nazionale che ha un sapore di campagna elettorale, poiché si basa su dati parziali, non monitora tutte le prestazioni né indica quali garantire, non fissa una modalità per il calcolo dei tempi, e soprattutto non ci aggiunge risorse.

Pur non essendo la panacea per ogni male, “il privato convenzionato va bene, ma non deve accollarsi solamente le attività più redditizie. Deve anche prendere le attività che non vuole, quelle meno redditizie, come le visite dermatologiche, neurologiche o urologiche”, spiega Bressan. Ed evidenzia l’importanza, sempre per le liste d’attesa, del capitale umano.

“Oltre alla mancanza del personale, il personale già in servizio non è quello realmente registrato – spiega –. Il 30% del personale infermieristico ha limitazioni, quindi non svolge pienamente la sua attività, e il personale Oss arriva quasi a una percentuale del 40%. Sono dati importanti dei quali bisogna tenere conto quando vengono fatte le valutazioni sui tetti di spesa delle singole aziende”.

Per questo la UIL regionale chiede alla Regione Friuli Venezia Giulia, aggiunge Zorn, “l’apertura di un confronto per dare una risposta definitiva sul tema sia delle risorse aggiuntive per i lavoratori del comparto che danno per primo risposte ai cittadini ogni giorno, sia sulle liste d’attesa. Bisogna dare le risorse perché le Aziende sanitarie possano fare assunzioni a termine, ad hoc per smaltire in modo significativo le liste d’attesa, in deroga ai limiti di spesa per il personale”, conclude il segretario confederale.