Più di mille morti sul lavoro all’anno, 7 milioni di lavoratrici e lavoratori con il contratto scaduto, l’inflazione all’8% che brucia il potere d’acquisto di stipendi e pensioni, giovani e donne spinti fuori dal mercato del lavoro o costretti a rapporti di lavoro precario, a termine e che non permettono né la realizzazione professionale né la conciliazione del lavoro con la vita familiare.

Questi sono i problemi di partenza su cui unitariamente Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di intervenire al governo, ribaditi a Bologna il 6 maggio scorso e oggi a Milano. Al governo si chiede di agire rapidamente: aumentando i controlli sulla sicurezza di lavoro; dando una spinta verso il rinnovo contrattuale che alzi il livelli salariali e pensionistici, la via maestra per contrastare gli effetti dell’inflazione; un fisco più giusto e progressivo, con taglio del cuneo fiscale su pensioni e salari, a cominciare da quelli più bassi; agevolazioni fiscali per il lavoro stabile per i giovani; strumenti reali di sostegno del lavoro delle donne, per dare spazio e riconoscimento anche al lavoro in famiglia e non costringere all’alternativa ‘o carriera, o figli’.

Tuttavia il governo non ha dato risposte adeguate: qualche nuova assunzione tra gli ispettori del lavoro, sgravi fiscali insufficienti e per pochi mesi, nessun impegno sui contatti. Sugli altri punti l’esecutivo nazionale è andato invece nella direzione opposta: nuovi condoni fiscali, nuovi margini di opportunità all’evasione fiscale; ‘flat tax’ del 15% per le partite Iva estesa a redditi fino a 85mila euro; liberalizzazione dei contratti a termine ed estensione dell’utilizzo dei ‘voucher’, che aumentano la precarietà; riduzione dell’accesso a Opzione donna che permetteva l’accesso anticipato alla pensione, nessun miglioramento sul lato del lavoro femminile, invece una campagna martellante per ‘aumentare la natalità’.

Per questo la tutta la UIL del Friuli Venezia Giulia ha aderito assieme a Cgil, Cisl e Uil nazionali alle mobilitazioni, per dire che il sindacato unitario non accetta la regressione sui temi del lavoro e sul sociale: se questa è la via del governo, è la via dell’ingiustizia che danneggia la nostra società e il nostro Paese, e noi diciamo NO. Lo ribadiamo oggi a Milano, e lo affermeremo con risolutezza anche sabato prossimo a Napoli: non ultimo appuntamento, ma l’inizio della mobilitazione.

— Matteo Zorn, segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia —