Il segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia Matteo Zorn e Michele Berti, responsabile del Dipartimento internazionale della UIL regionale compongono la delegazione del Friuli Venezia Giulia al XV Congresso della Confederazione europea dei sindacati (CES) in corso a Berlino.

Lo sforzo della Ces è di garantire condizioni di lavoro corrette a tutte le lavoratrici e lavoratori, ovviamente su scala continentale. In questo si inserisce la proposta della UIL per l’Europa sociale, ovvero lo sviluppo economico dal volto sociale, spiega Zorn, con particolare attenzione ai giovani e alle donne. L’intenzione è costruire una omogeneizzazione del mercato del lavoro, con l’obiettivo di un ‘contratto collettivo europeo’ che permetta di evitare il dumping contrattuale all’interno dell’Ue. La UIL regionale ha espresso poi al Congresso la contrarietà al ritorno al Patto di stabilità, in quanto ostacolo a una Europa che sviluppa e mette risorse nella contrattazione e negli aspetti sociali.

Più in generale secondo la UIL, laddove il sindacato è forte e dove c’è contrattazione collettiva, ci sono più diritti e salari adeguati. Ovvero, dove il sindacato è forte, la democrazia è forte. Il liberismo sfrenato ha fallito, continua Zorn, ha generato più disuguaglianze e lavoro povero, creando così il terreno favorevole allo sviluppo dell’estrema destra. Solo con uno sviluppo economico armonioso e con un’attenzione al sociale e ai lavoratori più deboli avremmo una democrazia salda, forte e sicura, conclude il segretario regionale.

Nel suo intervento di ieri sul capitolo del documento congressuale “Insieme per un’economia per le persone e per il pianeta”, Berti ha portato all’attenzione delle delegate e dei delegati il tema della tassazione dei redditi delle lavoratrici e dei lavoratori mobili in seno all’Unione europea. Si tratta di più di 5 milioni di persone che producono un reddito in un paese diverso da quello in cui sono residenti o che guadagnano il proprio reddito in più Paesi dell’Unione europea”. A questi si aggiungono però anche le telelavoratrici e i telelavoratori, ovvero coloro che lavorano da remoto in un Paese diverso da quello del proprio datore di lavoro. Berti ha avanzato infine delle proposte di risoluzione dei problemi connessi a questo delicato tema, che rappresenta un serio ostacolo alla mobilità dei lavoratori e delle lavoratrici nell’Unione europea.