Zorn: “Aziende registrano enormi profitti, ma lavoro non è né di qualità, né adeguatamente retribuito”

“I datori di lavoro si lamentano di non trovare forza lavoro qualificata nel turismo, che sempre meno giovani si iscrivono alle scuole alberghiere, perché sempre meno sono interessati a lavorare nel turismo. Poi, alla prova dei fatti, non solo non rinnovano un contratto per sei anni, ma al tavolo delle trattative offrono condizioni persino peggiorative”. Così il segretario generale UILTuCS del Friuli Venezia Giulia, Matteo Calabrò, in occasione dello sciopero regionale per il rinnovo del contratto collettivo dell’Industria turistica con Confindustria-Federturismo Aica, l’ultimo dei 5 contratti del settore non rinnovato.

Davanti a una fuga dei lavoratori dal turismo, continua Calabrò, “le grandi aziende associate a Confindustria chiedono di fatto ancora più precarietà: più contratti a tempo determinato, più contratti di apprendistato, più flessibilità dell’orario di lavoro e persino l’introduzione della ‘reperibilità’. E la controparte non ha neppure volto affrontare l’aspetto economico e l’adeguamento retributivo”, evidenzia il segretario.

Oltre all’aumento salariale, Uiltucs, Filcams e Fisascat insistono anche sui miglioramenti normativi, oramai inevitabili rispetto al contratto scaduto sei anni fa, sottolinea Calabrò. Tra questi proprio “misure a contrasto della precarietà, a favore della genitorialità, congedi per donne vittime di violenza, contrasto alla violenza e alle molestie sul luogo di lavoro”.

Tra le criticità sollevate dai sindacati proprio nelle grandi imprese, aggiunge il segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia, Matto Zorn, vi è anche il fenomeno delle sempre più frequenti esternalizzazioni dei servizi a bassa retribuzione, come i camerieri ai piani, le Spa. “Vengono affidati a società esterne, ogni anno una diversa. Ma le lavoratrici e i lavoratori sono sempre gli stessi, non viene loro applicato il contratto di settore, quindi perdono gli scatti di anzianità e il monte ore pregresso. Su questo ci vogliono garanzie contrattuali e normative per tutelare i lavoratori”.

Ma la cosa più sconcertante, sottolinea Zorn, è che “da una parte le aziende del turismo continuano a registrare enormi profitti e marginalità, ricevono notevoli incentivi, dall’altra il lavoro non è né di qualità, né adeguatamente retribuito. Insomma, c’è un problema di redistribuzione di ricchezza in un settore, quello del turismo, che in Friuli Venezia Giulia pesa il 7% del Pil, e in Italia altrettanto, se non di più. Per questo è inammissibile che Confindustria si ostini da sei anni a non voler rinnovare e modernizzare un contratto”, conclude il segretario confederale.